Leggende Giapponesi (Naruto), Fonti d'ispirazioni per il manga

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-Natsu&Gajil-
view post Posted on 26/2/2010, 14:08     +1   -1




Spesso nei manga troviamo citazioni di favole e fiabe sicuramente molto famose in Oriente, ma quasi sempre sconosciute da noi. Qua troverete raccolte alcune di queste leggende, se poi ne avete altre da poter aggiungere non esitate a dirmelo!
Grazie!




Susanoo e Orochi

Leggenda giapponese

Susanoo, esiliato dal Cielo, giunse nella provincia di Izumo. Dopo poco tempo incontrò un uomo anziano e sua moglie, piangenti assieme alla loro figlia. L'anziana coppia spiegò che avevano all'inizio otto figlie, che furono divorate però una ad una, ogni anno, dal drago chiamato Yamata-no-Orochi ("Il serpente otto-forcuto"). Il terribile drago aveva otto teste ed otto code. Ed ora, Kusinada (o Kushinada-Hime, "principessa della risaia") era l'ultima rimasta delle otto figlie.
Susanoo, che ben conosceva la relazione della coppia con la dea del sole Amaterasu, sua sorella, offrì loro il suo aiuto in cambio della mano della loro magnifica figlia. I genitori accettarono e Susanoo trasformò Kushinada in un pettine, nascondendola in modo sicuro fra i suoi capelli. Ordinò poi che fosse costruita una staccionata attorno alla casa, con otto cancelli, otto tavoli ad ogni cancello, ed otto fiaschi su ogni tavolo, ognuno riempito con vino di riso fermentato otto volte.
Orochi arrivò, e fu attirato dal vino; lo bevve, e con suo stupore fu ucciso da Susanoo. Un fiume vicino divenne rosso per il sangue del drago ucciso. Mentre Susanoo tagliava il drago a pezzettini, trovò all'interno di una delle code un'eccezionale spada, che il dio non era stato in grado di tagliare con la sua. La spada venne successivamente portata ad Amaterasu. A causa della spada (che è una dei leggendari tesori) questa leggenda si lega a un'altra: Regalità, Conoscenza e Forza.



Regalità, Conoscenza e Forza.

Leggenda giapponese



Amaterasu ordinò al suo nipote Ninigi di regnare sulla Terra. E gli donò i Tre Sacri Tesori:
• il monile Magatama, del Yasakani no magatama;
• lo specchio di bronzo del Yata no kagami ;
• la spada Kusanagi.
I primi due vennero realizzati per trarre Amaterasu fuori dalla grotta Amano-Iwato; l'ultimo fu trovato da Susanoo nell'Orochi, l' Idra" dalle otto teste. Di questi tre, lo specchio è anche il simbolo di Amaterasu. I tre oggetti insieme costituiscono le Insegne imperiali del Giappone.
Ninigi e la sua compagnìa andarono sulla Terra e giunsero a Himuka, quindi fondò il suo palazzo. Ninigi incontrò la principessa Konohana-sakuya (incarnazione dei fiori), figlia di Yamatumi (maestro delle montagne), e s'innamorarono. Ninigi chiese a Yamatumi la mano della figlia; questi ne fu ben felice, e gli offrì entrambe le figlie, Iwanaga (incarnazione delle rocce) e Sakuya. Ma Ninigi sposò solamente Sakuya, e rifiutò Iwanaga.
"Iwanaga ha il dono dell'immortalità, mentre Sakuya quello della prosperità", disse dispiaciuto Yamatumi. "Rifiutando Iwanaga, la tua vita sarà d'ora in poi mortale". A causa di ciò, Ninigi ed i suoi discendenti furono mortali.
Una notte, Sakuya rimase incinta, e Ninigi dubitò che fosse lui il responsabile. Per provare che il figlio fosse legittimo, Sakuya fece un giuramento sulla sua stessa vita: avrebbe appiccato il fuoco alla sua stanza una volta partoriti i suoi tre bambini. Così, Ninigi verificò la sua castità. I nomi dei tre neonati furono Hoderi, Hosuseri, e Howori.
Hoderi si guadagnò da vivere pescando in mare, mentre suo fratello Howori fece il cacciatore nelle montagne. Un giorno, Howori chiese a suo fratello di scambiare i loro ruoli per un giorno. Howori provò quindi a pescare, ma non riusciva a prendere molti pesci, e ciò che era peggio, perse l'amo che aveva preso in prestito dal fratello. Hoderi, spietato, lo incolpò e non accettò le scuse del fratello.
Mentre Howori era seduto in spiaggia, assai perplesso, Shihotuti gli disse di prendere la nave chiamata Manasikatuma e andare ovunque andasse la corrente. Seguendo il suo consiglio, Howori raggiunse la casa di Watatumi (maestro dei mari). Qui conobbe Toyotama, la figlia di Watatumi, e la sposò. Dopo tre anni di matrimonio, si ricordò di suo fratello e dell'amo, così ne parlò a Watatumi.
Questi trovò presto l'amo nella gola di un'abramide e lo porse a Howori. Watatumi gli diede anche due sfere magiche, la Sihomitutama, che poteva generare l'alta marea, e la Sihohirutama, che poteva invece generare la bassa marea; e così lo mandò in terraferma, assieme a sua moglie.
Mentre Toyotama stava partorendo, chiese a Howori di non guardare il parto. Ma questi, pieno di curiosità, diede una sbirciata, e vide la moglie trasformarsi in uno squalo nel momento in cui suo figlio, Ugaya, era nato. Conscia di ciò, Toyotama scomparve in mare e non tornò, ma affidò alla sorella Tamayori la passione per Howori.
Ugaya sposò sua zia Tamayori ed ebbe cinque figli, fra cui Ituse e Yamatobiko.


Il Mito della Creazione


Leggenda giapponese


Le prime divinità diedero alla luce due esseri divini, l'essenza maschile Izanagi e l'essenza femminile Izanami, che incaricarono di creare la prima terra. Per aiutarli in tale compito, venne loro donata un'alabarda ingioiellata, chiamata Amanonuhoko (Albarda Celeste della Palude). Le due divinità andarono quindi al ponte che collegava cielo e terra, l'Amenoukihashi (Ponte Fluttuante del Cielo), e mescolarono il mare sottostante con l'alabarda. Quando alcune gocce di acqua salata precipitarono da questa, si trasformarono nell'isola di Onogoro. Izanami e Izanagi scesero dal ponte del cielo e realizzarono la loro dimora sull'isola. Vollero infine avere dei figli, così eressero un pilastro (chiamato Amenomihashira) e attorno ad esso costruirono un palazzo (chiamato Yahirodono, "La sala dall'area di 8 braccia di lunghezza"). Izanagi e Izanami girarono attorno al pilastro in direzione opposta l'uno all'altra, e quando si incontrarono sull'altro lato Izanami, la divinità femminile, salutò per prima Izanagi, la divinità maschile. Questi pensò che ciò non fosse corretto, ma si coricarono assieme comunque. Ebbero due bambini, Hiruko ("bambino debole") e Awashima ("isola pallida"); ma erano malformati e non sono considerati divinità.
Izanagi e Izanami misero i bambini in una barca e li lasciarono andare in mare aperto, pregando dunque gli altri dei che fosse data loro una spiegazione per ciò che avevano fatto di sbagliato. Venne loro detto che la divinità maschile avrebbe dovuto salutare per prima quella femminile durante la cerimonia, mentre era avvenuto il contrario. Così Izanagi e Izanami ritornarono al pilastro, e vi rigirarono intorno, e questa volta quando s'incontrarono fu Izanagi a parlare per primo e la loro unione fu fruttuosa.
Dalla loro unione nacquero le Ōyashima, cioè le otto grandi isole del Giappone:
Generarono in seguito sei ulteriori isole e molte divinità. Izanami, tuttavia, morì dando alla luce il figlio Kagututi (incarnazione del fuoco) o Ho-Masubi (causa prima del fuoco). Venne sepolta sul monte Hiba, al confine delle antiche province di Izumo e Hoki, vicino l'odierna Yasugi della Prefettura di Shimane. Incollerito, Izanagi uccise Kagututi, dalla qual morte vennero generate dozzine di altre divinità.
Gli dei nati da Izanagi e Izanami sono i simboli di importanti aspetti naturali e culturali, ma sono troppi per essere qui menzionati. Un esempio di conseguenza sulla cultura nipponica è, comunque, il fatto che (nel mito) fu necessario che la divinità maschile Izanagi assumesse la posizione di "guida", mentre la divinità femminile Izanami dovette essere di "seconda posizione". Ciò portò in Giappone alla concezione di un'implicita discriminazione nei confronti del genere femminile.



Yomi, l'oscura terra dei mondi

Leggenda giapponese

zanagi pianse la morte di Izanami ed intraprese un viaggio verso Yomi, "La terra tenebrosa dei morti". Izanagi trovò poche differenze fra Yomi e la terra superiore, eccetto l'eterna oscurità. Comunque, questa tenebra soffocante era sufficiente per farlo soffrire, in mancanza della luce e della vita del mondo superiore. Cercò rapidamente Izanami e la trovò. Dapprima, Izanagi non poteva vederla affatto a causa delle ombre che celavano la sua figura. Ciononostante, le chiese di tornare con lui. Izanami gli parlò, informandolo che era ormai troppo tardi: ella aveva infatti già mangiato il cibo degli Inferi ed ora faceva parte della Terra dei Morti. Non poteva più ritornare fra i viventi.
Izanagi rimase interdetto all'udire questa notizia ma rifiutò di sottomettersi al suo desiderio di essere lasciata nell'oscuro abbraccio di Yomi. Così, mentre Izanami dormiva, prese il pettine che legava i lunghi capelli dell'amata e lo accese come una torcia. Sotto l'improvvisa fiamma luminosa, Izanagi vide l'orripilante figura dell'un tempo bella e graziosa Izanami: era ora un corpo di carne devastata dalla decomposizione, pieno di larve ed altre creature abominevoli che vi camminavano sopra.
Urlando, Izanagi non poté più controllare la sua paura e cominciò a correre, volendo ritornare fra i viventi ed abbandonare sua moglie, morta e disgustosa. Ma Izanami, gridando indignata, si erse dalla terra e prese ad inseguire il consorte. Anche delle shikome, specie di "arpie" o "furie", incaricate da Izanami di riportarlo indietro, cominciarono a rincorrere Izanagi.
Pensando velocemente a cosa potesse fare, Izanagi gettò a terra il suo cappello, che si trasformò in un grappolo d'uva nera. Le shikome vi si inciamparono ma continuarono l'inseguimento. Dopo, Izanagi lanciò a terra il pettine che divenne un cespuglio di canne di bambù. A questo punto le creature del mondo di Yomi iniziarono ad inseguirlo, ma Izanagi urinò contro un albero, formando un grande fiume che gli diede del vantaggio. Sfortunatamente, continuarono ad inseguire Izanagi, costringendolo a gettar loro addosso delle pesche. Sapeva che ciò non li avrebbe rallentati a lungo, ma era quasi libero, ché il confine del mondo di Yomi era ormai vicinissimo.
Izanagi sgusciò fuori dall'entrata e veloce spinse una grossa roccia a tappare la bocca della caverna, che era poi l'ingresso a Yomi. Izanami gridò da dietro questa impenetrabile barriera e disse ad Izanagi che, qualora l'avesse abbandonata, avrebbe ucciso 1000 persone viventi ogni giorno. Ma lui rispose furiosamente che in tal caso avrebbe dato la vita a 1500 persone viventi ogni giorno!
E così iniziò l'esistenza della Morte, provocata dalle mani dell'irata Izanami, la moglie che Izanagi aveva abbandonato.
Come ci si potrebbe aspettare, Izanagi andò subito a purificarsi dopo la sua discesa nel mondo di Yomi. Mentre si svestva, e rimuoveva tutti gli ornamenti dal suo corpo, ogni oggetto che gettava a terra si trasformava in una nuova divinità. E ancora più dei nacquero quando andò a lavarsi in acqua. I più importanti si crearono una volta che Izanagi lavò la sua faccia:
• Amaterasu (l'incarnazione del Sole) dal suo occhio sinistro;
• Tsukiyomi (l'incarnazione della Luna) dal suo occhio destro;
• Susanoo (l'incarnazione del Vento e della Tempesta) dal suo naso.
Izanagi stabilì che il mondo venisse diviso fra loro: ad Amaterasu andò il Cielo, a Tsukiyomi la notte e la Luna, e a Susanoo i mari.


La dea del sole e il dio delle tempeste

Leggenda giapponese

Susano-O e Amaterasu erano fratello e sorella ed erano anche marito e moglie. Come che sia, una cosa è certa: non andavano d’accordo, neppure sulle minime cose, e non potevano stare insieme a lungo senza litigare. Per di più fra di loro c’era un legame che li costringeva a stare spesso vicini. Questa è la storia di uno dei loro incontri/scontri.

Bisogna sapere innanzitutto che Amaterasu, era la dea del sole, che governava la pianura del cielo. Il suo nome completo è Ama-terasu-ō-mi-kami e significa “la grande dea che brilla nei cieli”. Era nata dall’occhio sinistro del dio primordiale Izanagi mentre questi si stava purificando in un fiume e aveva ricevuto il governo dell’Alta Pianura Celeste (Takamagahara). Quando mostrava la sua dolce bellezza insieme alla sua potenza, irraggiava forza vitale e speranza sulla terra del Giappone e su tutto il mondo.
Susano-O, invece, era il dio dei venti e delle tempeste, audace, ma anche vivace e impulsivo, colui che liberava i sentimenti repressi agitando le cose quando diventavano troppo monotone. La gente lo invocava quando aveva bisogno che le cose cambiassero e lo chiamava familiarmente “il maschio impetuoso” perché gli piaceva muoversi velocemente, creando confusione e rumore dovunque passava.
Si racconta che un giorno Susano-O si recò nel regno celeste per far visita alla sorella e passare un certo periodo crogiolandosi alla sua luce e al suo calore. Per la fretta di vedere Amaterasu, Susano-O si mosse attraverso il cielo con un crepitio di tuono, scuotendo le montagne e i fiumi e costringendo tutti gli esseri viventi a nascondersi. La notte sembrava piena di furie scatenate che imperversavano come un nero velluto da ogni parte del cielo.
Perfino Amaterasu si spaventò e decise di prendere qualche precauzione per quando avrebbe dovuto incontrarsi con lui. Andò infatti a salutarlo con una faretra legata al fianco e un arco in mano.
“Perché turbi la pace del mio regno, Susano-O?” gli chiese “Sono sicura che hai più che abbastanza da fare nel tuo regno”. E lo guardò con un’aria sprezzante attraverso la corda del suo arco. Non si era certo dimenticata il loro ultimo litigio e sperava che mostrando una faccia dura sarebbe riuscita a tenerlo a bada.
Pur non trovando in lei quel ritratto di amore fraterno che aveva sperato, Susano-O rispose nel modo più cerimonioso: “Mia radiosa e splendida sorella, spero che tu non sia offesa. Tutto ciò che desidero è la tua calda compagnia, uno sguardo dei tuoi amabili occhi e qualche gradevole parola”.
La risposta le piacque, ma conosceva bene il fratello e voleva qualche prova in più delle sue buone intenzioni. Allora Susano-O propose di creare dei figli che governassero con saggezza ed espresse la speranza che Amaterasu si rendesse conto che il suo cuore era colmo di buone intenzioni e che gli avrebbe permesso di rimanere con lei.
Amaterasu acconsentì. Prese la spada del fratello, la spezzò in tre pezzi e dopo avere masticato i pezzi per molti giorni e molte notti, soffiò dalla bocca una nebbia luminosa da cui nacquero tre dee più belle di qualsiasi altra dea... ad eccezione di Amaterasu, naturalmente.
Susano-O, a sua volta, chiese alla sorella i cinque gioielli che portava indosso, e dopo averli spezzati fra i denti, soffiò dalla bocca una nebbia luminosa da cui nacquero cinque dèi più potenti di qualsiasi altro dio... ad eccezione di Susano-O, naturalmente.
Benché avesse creato quei cinque dèi dai gioielli di Amaterasu, Susano-O si compiacque moltissimo con se stesso e cominciò a saltare tutto intorno vantandosi della propria onnipotenza, mossa poco saggia anche per un dio. Quando Amaterasu gli ricordò che gli dèi erano stati creati dai suoi gioielli, Susano-O divenne furibondo: perché, le chiese, non lo apprezzava?
Perdendo ogni controllo di sé, lasciò liberi i venti e la pioggia che teneva sotto le braccia e distrusse i campi di riso che Amaterasu curava con amore, riempì di fango i suoi preziosi canali d’irrigazione e, come se non bastasse, depositò fango e letame nei suoi templi!
Era proprio il genere di comportamento che Amaterasu si aspettava dal fratello, ma all’inizio cercò di giustificarlo: “È fatto così, non riesce proprio a cambiare”, pensò. Era nella sua natura saltare dappertutto portando il caos dovunque si girasse.
Disgraziatamente la compassione di Amaterasu servì solo a peggiorare le cose. Era come se qualche demone dentro di lui guidasse Susano-O a compiere azioni sempre più cattive, tanto per vedere fino a che punto avrebbe potuto provocare quella dea così radiosa e così disgustosamente calma, riuscendo a farle abbandonare il suo carattere tranquillo e a farla diventare come lui, una vera sorella finalmente!
Amaterasu, dal canto suo, stava cominciando decisamente a perdere la pazienza. Nel suo cuore era nato un sentimento di rancore: avesse potuto sbarazzarsi di lui una volta per tutte! Quel fratello era cattivo dalla testa ai piedi, il diavolo in persona... non riusciva a ricordare un solo lato positivo, un solo momento felice insieme con lui.
Chiese agli dèi perché mai avessero mandato un fratello così fastidioso a tormentarla... ma non ricevette alcuna risposta.
Un giorno Amaterasu stava approfittando di un breve momento di tranquillità per tessere i suoi vestiti da dea nella propria camera.
Proprio in quel momento Susano-O decise di mandare un ultimo messaggio alla sorella. Benché avesse tentato di farsi perdonare e di accettare le sue scuse, lei aveva sempre rifiutato. Bene, questo avrebbe dovuto smuoverla un po’... Scuoiò il Cavallo Pezzato del Cielo, appartenente ad Amaterasu, fece un buco nel tetto della casa e gettò il cavallo morto al centro del cerchio di donne che stavano filando. Sull’arcione del cavallo c’era una scritta che diceva: “Le cose non sono sempre bianche o nere come sembrano”.
Questo evento spaventoso fece sì che una delle più vecchie amiche di Amaterasu cadesse morta ai suoi piedi, e Amaterasu, stanca ed esaurita per le recenti tempeste, non riuscì a pensare ad altro che a scappare via. Corse più lontano che poté fino a una grotta in un angolo tranquillo del cielo e bloccò l’ingresso con un macigno. Basta con i litigi!
E così il mondo piombò nell’oscurità e nessuno riuscì a convincere Amaterasu a uscire. La gente aveva perso la sua madre radiosa e sedeva raggomitolata nelle case, svogliata e senza speranza. Senza la luce del regno di Amaterasu non potevano vedere la propria forza e così avevano perso la volontà di andare avanti. Il mondo cominciò a inaridirsi e a morire. Dèmoni e spettri scorrazzavano liberi tra le tenebre.
Quando le cose cominciarono a sembrare ancora più nere della notte, gli ottantamila dèi si riunirono nella “Pianura bianca come il latte” (la Via Lattea) e cominciarono a domandarsi come fare per richiamare indietro Amaterasu in modo che il mondo non rimanesse per sempre privo della sua luce.
Interrogarono Taka-mi-Musubi (“colui che accumula il pensiero”), dio dell’astuzia. Questi propose di radunare dei galli dalle piume colorate e scintillanti perché cantassero all’alba davanti alla grotta. Poi disse agli dèi di far forgiare un enorme specchio di metallo e di appenderlo davanti all’ingresso della grotta.
Alla fine la dea Ama-no-Uzume, dea della gioia, della felicità e della buona salute, guardiana dei misteri del monte sacro di Kagu, si fece avanti e aggiunse un’idea tutta sua.
Si spogliò e si adornò accuratamente con foglie di bambù e di altre piante. Poi, salita su un tino capovolto davanti all’ingresso della grotta, cominciò a danzare. E che danza! Batteva con i piedi sul tino come un tamburo e agitava i fianchi con movimenti sinuosi delle braccia e delle gambe, imitando la nascita della nuova vita. Tutti gli ottantamila dèi lanciavano urla e risate di gioia e di approvazione. Alla luce di migliaia di torce i galli cominciarono a cantare forte tutti insieme.
Amaterasu fu sorpresa e incuriosita. Neppure durante il suo spiacevole incontro con Susano-O aveva sentito un frastuono del genere invadere il suo regno di pace. Cosa mai si stava perdendo? Alla fine, quando sentì le risate degli dèi, non riuscì più a resistere alla curiosità di dare un occhiata fuori dalla grotta. Inoltre era anche un bel po’ indispettita: perché erano tutti così allegri invece di rattristarsi per la sua assenza? possibile che fossero così felici senza di lei?
Come se ciò non bastasse, Uzume gridò in direzione della grotta che fra loro c’era una nuova dea ancora più bella di lei.
Alla curiosità e al dispetto si aggiunse anche la gelosia e Amaterasu decise di aprire uno spiraglio nella grotta per vedere cosa stava succedendo.
Gli dèi, che non erano più disposti a correre rischi con la loro sorella, avevano preparato un piccolo piano. Avevano chiesto al forzuto dio Taji-kawa-o di nascondersi vicino all’ingresso della grotta e di afferrare la mano di Amaterasu portandola lontana appena fosse apparsa.
Quando Amaterasu uscì lanciò uno sguardo nello specchio, vide l’immagine del suo splendore e dimenticò tutte le sue pene e i suoi timori, restando immobile a compiacersi di tanta bellezza.
Questo permise a Taji-kawa-o di afferrarle la mano, ma ormai non era più necessario: vedendosi per la prima volta dopo tanto tempo, Amaterasu prese la decisione irrevocabile di compiere da allora e per sempre il suo dovere nella Pianura Celeste.
Fece immediatamente ritorno al suo palazzo e promise solennemente che non si sarebbe mai più fatta spaventare di nuovo da una tempesta. Sulle soglie dei suoi templi furono appesi degli specchi in modo che tutti quelli che entravano o uscivano potessero guardare profondamente dentro di essi. Gli anziani raccontano che il popolo del Giappone e gli stessi dèi tornarono alle loro vite con gioia e coraggio rinnovati.
E Susano-O? Beh, dopo quello che aveva combinato meritava una bella punizione. Così gli tagliarono la barba, gli strapparono le unghie delle mani e dei piedi e lo mandarono in esilio sulla terra nel paese Yamato, dove compì imprese eroiche, ma questa è un’altra storia.


- Amaterasu, la dea del sole - image


- Festa in onore di Amaterasu, per convincerla ad uscire dalla caverna - image

- Amaterasu esce dalla caverna - image


- Amaterasu e Susano-o (particolare del dipinto qua sopra) - image


- Amaterasu e Uzume - image







 
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seiya93
view post Posted on 6/12/2010, 19:48     +1   -1




ho letto solo la prima e mo mi spiego da dove nascono le tecniche dell'idra e susanoo oltre ad ametarasu
 
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view post Posted on 6/12/2010, 20:07     +1   -1

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CITAZIONE (seiya93 @ 6/12/2010, 19:48) 
ho letto solo la prima e mo mi spiego da dove nascono le tecniche dell'idra e susanoo oltre ad ametarasu

non solo anche izanagi...
 
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-Natsu&Gajil-
view post Posted on 9/12/2010, 13:21     +1   -1




xD
 
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3 replies since 26/2/2010, 14:08   293 views
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